Quest’oggi vorrei dedicare due righe ad un tema controverso che merita di essere preso in considerazione da ogni operatore Reiki: è meglio eseguire i trattamenti Reiki tenendo le mani a contatto con il ricevente oppure trattare ad una certa distanza e mantenere le mani sospese sopra il corpo?
Non credo esista una verità assoluta o un metodo migliore dell’altro per le finalità del Reiki: è evidente che l’energia che scorre attraverso le mani dell’operatore arriverà comunque al ricevente anche se le mani vengono tenute a qualche centimetro di distanza dal corpo. Entrambi i metodi “funzionano”.
Vorrei tuttavia condividere alcuni idee sul perché insegno sempre ai neo-operatori a mantenere le mani a contatto con il corpo.
Il contatto è naturale: è una dimensione di relazione che molti nella vita quotidiana trascurano, guidati da condizionamenti sociali e culturali limitanti. Ci aiuta ad accettare la nostra dimensione fisica e quella dell’altro, così com’è;
Il contatto supporta emotivamente il ricevente: in un’esperienza nuova o potenzialmente importante dal punto di vista emotivo, il contatto fisico accompagna il ricevente nel suo percorso. Avendo spesso gli occhi chiusi, egli può aver bisogno di ricordare che non è solo e che tu, operatore, sei li per lui;
Il contatto aiuta la focalizzazione dell’operatore sulla persona: il contatto fisico aiuta l’operatore a ricordare costantemente cosa sta facendo e per chi lo sta facendo;
Il contatto ci aiuta ad accorciare le distanze e ritornare all’uno: proprio perché siamo abituati a percepire la divisione dall’altro, il contatto fisico ci allena ad accorciare quella distanza, in un momento dove l’incontro energetico è così profondo;
Il contatto crea un’empatia più solida e maggior apertura: più siamo fisicamente vicini all’altra persona più la sintonia energetica è forte; migliora l’intuizione e la percezione e si favorisce lo scambio di informazioni a livello sottile;
Il contatto amplifica lo scambio di energia: la vicinanza fisica al ricevente fa in modo che il campo aurico dell’operatore sia maggiormente coinvolto nel trattamento e il fluire dell’energia più intenso (ragion per cui suggerisco caldamente di condurre i trattamenti seduti a terra, nella posizione del loto, affianco alla persona!).
E’ comunque fondamentale che il contatto fisico con il ricevente sia leggero e discreto, soprattutto su punti sensibili (come la gola, dove la percezione della “pressione energetica” può diventare fastidiosa) e più intimi (primo e secondo chakra) e che il trattamento sia condotto nel rispetto della percezione di chi si sta affidando a noi.
Alcuni neo-operatori si preoccupano che il contatto possa essere mal accolto e non desiderato dalla persona. Questa stessa idea diventa la spiegazione di eventuali resistenze incontrate: il nostro atteggiamento crea la realtà che viviamo e se come operatori abbiamo timore, le persone che incontreremo condivideranno il medesimo timore. Se agiamo con un’intenzione rispettosa e armonica, con la naturalezza propria del Reiki, non incontreremo nessuna resistenza.